2020/06/21

Era un computer?

Ci sono oggetti di cui purtroppo non esistono foto perché all’epoca non c’era il digitale: le macchinette fotografiche erano per le vere occasioni e non per fotografare oggetti della quotidianità. Il rullino aveva poche foto e lo sviluppo costava.

Nella vecchia casa c’era un armadio il cui modulo centrale era occupato da cose di papà. Aprivi le ante e l’oggetto che più facilmente attirava l’attenzione era una intelaiatura che reggeva varie schede infilate in slot, l’alimentazione (con il più grande condensatore che io ricordi di aver mai visto…), un tastierino numerico…

C’era anche parte dei cassettini porta componenti.

Sono di quei rimpianti che ti assalgono con 30 anni di ritardo: all’epoca, quando questo aggeggio esisteva ancora e ne avevo già coscienza, non mi venne mai in mente di chiedergli cosa fosse in dettaglio. Né mi è venuto in mente 30 anni dopo, mai una volta nel corso di 30 anni, nemmeno nei momenti in cui capitava di rinvangare il passato e scavare un po’ nei ricordi — il gioco di geografia sullo Spectrum, l’apparizione effimera del Memotech MTX 512 con il suo chassis satinato, il monitor microscopico a “fosfori verdi”, il sintonizzatore multibanda del vecchio televisore1, i giochi elettronici sul medesimo2

Però però, non so quanto sia dovuto a una mia deduzione dell’epoca fatta sbirciando l’aggeggio nel suo riposo, o al fatto che magari ne aveva parlato, non con me direttamente, ma con qualcun altro, o perché forse c’erano degli appunti del progetto su cui mi capitò di buttare gli occhi — se esistono ancora li ritroverò… Fatto sta che penso che si trattasse di un computer. Un computer del tipo che poteva concepire un appassionato di elettronica prima della diffusione dell’home computing all’incirca come lo concepiamo adesso — cioè prima della commercializzazione abbordabile degli 8-bit.

Credo che il tastierino permettesse di inserire il codice per un microprocessore, forse già lo Z80? Ovviamente come si faceva un tempo: non proprio bit dopo bit, ma byte dopo byte, in decimale o forse in esadecimale (non ricordo se c’erano le lettere A-F su questo tastierino, ma i numeri di sicuro sì).

C’era della RAM, immagino. E una EPROM: ricordo vagamente che c’era questo misterioso componente con un oblò al centro…3

Ora quell’aggeggio non c’è più. I suoi componenti forse sono stati dissaldati e ricatalogati. Credo che l’intelaiatura smontata sia dentro un baule — uno scrigno tutto ancora da esplorare (e scremare) — insieme ad eventuali altri “segreti”.


  1. Era un televisore con sei (forse erano otto?) tasti a sfioramento — una chicca — per la selezione dei canali. Per sintonizzare ogni tasto su un canale si apriva uno sportelletto latarele dove c’erano delle manopoline e degli switch… E poi basta, quelli erano i canali raggiungibili facilmente. Papà aveva aggiunto uno scatolotto con due manopole (la sintonia e la selezione della banda) molto più facile da maneggiare; era attaccato tramite fili, non lunghissimi ma comunque era più pratico dell’apertura dello sportelletto laterale per girare quelle manopole (cilindretti zigrinati…) La manopola della sintonia era un po’ dannata: per qualche motivo aveva una tendenza a tornare un po’ indietro, quindi bisognava un po’ impratichirsi. La manopola della banda invece non presentava problemi: faceva i suoi N scatti per le N bande — non ricordo quante, né so quali fossero.↩︎

  2. Il classico “tennis da tavolo” con le due racchette (due rettagolo) a destra e sinistra e la palla quadrata — c’erano anche degli ostacoli in mezzo, volendo. Non ne ricordo altri, ma so che c’era almeno un altro gioco.↩︎

  3. Su un ripiano diverso c’era anche buona parte dei cassettini dei componenti (da cui l’immagine di questo post): potrebbe essere quindi anche che abbia visto l’EPROM dentro l’armadio, ma non come parte dell’aggeggio.↩︎

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